mercoledì 28 dicembre 2011

La scuola che vorrei.

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Immagine presa dal sito del ministero dell'istruzione:
 ma è davvero così la scuola?

Mentre me ne sto qui solo soletto in vacanza penso ancora una volta a quell'inferno in cui sono precipitato all'età di sei anni e da cui non sono ancora uscito: la SCUOLA. Il mio primo giorno di scuola mi è ancora impresso in mente ero molto eccitato ovviamente e per la prima ora andò tutto bene: la maestra scrisse il mio nome e io lo ricopiai sul quaderno, ma poi finita la prima ora arrivò la noia e la sofferenza. E così mi feci elementari, medie, superiori, università e ora ovviamente faccio l'insegnate e spesso mi chiedo: "Ma che cazzo ci faccio ancora qui?"
Se sono a scuola è per una ragione semplice: è che in teoria mi "piacerebbe"; il fatto è che io sono un drogato di cultura, per questo ho fatto questo blog, e a me la cultura piace tutta: mi piace quella umanistica e per questo leggo e scrivo, mi piace quella scientifica e per questo mi sono laureato in fisica, mi piace quella tecnica e mi diverto a smanettare nell'informatica, mi piace quella economica e anche tutte le altre che non sto qui a elencare; poi mi piace quella alta: adoro i tragici greci soprattutto Euripide, quella popolare come il grande Davide Van de Sfroos, e quella bassa: adoro Dragonball; mi piacciono i laboratori... e basta non vi rompo più: mi piace tutto.
Per queste ragioni la scuola mi "piacerebbe" ma purtroppo ogni volta che ci entro dentro mi trovo nel solito girone dantesco e ho l'impressione di trovarmi in un luogo che fa l'opposto del suo scopo: al posto di far crescere gli alunni, e anche gli insegnatio, li distrugge sul piano psicologico, morale e intellettuale.
Che la scuola sia fallimentare è chiaro come la luce del sole: basta vedere gli adulti quanti scrivo o anche solo leggono un libro? Quanti sanno fare un calcolo e un ragionamento matematico? Quanto sanno aggiustare qualcosa? E chi ha una cultura spesso se l'è fatta fuori dalla scuola. Avete mai provato a intavolare una discussione sul padre della nostra lingua l'immenso Dante Alighieri? Avete guardato le facce schifate degli astanti generate dall'associazione: Dante-Scuola?
Sul perché si sia generato tutto ciò ho riflettuto a lungo e sono arrivato a una soluzione: riflettete qual è il vero scopo della scuola? Istruire? Che fa realmente la scuola? Secondo me lo scopo principale della scuola è selezionare: a parte per i raccomandati da papà a scuola si è tutti uguali ma qualcuno va bene e questo diventerà geometra o ragioniere o perito, e se va ancora meglio farà l'ingegnere, l'architetto, il medico, lo scienziato, lo scrittore o l'astronauta. Per gli altri ci sono i lavori più umili: riempire gli scaffali del supermercato, consegnare i pacchi o pulire i culi dei vecchi. Del resto i genitori vogliono che i figli studino solo perché così potranno fare strada nella vita non perché gli studenti sappiano la poetica del fanciullino del Pascoli. A scuola se uno studente dimostra di sapere rispettare le regole, di studiare e imparare a memoria in modo continuo, di saper eseguire le istruzioni che portano alla soluzione di un calcolo, di fare questo per anni allora lo diplomiamo e lo laureiamo, altrimenti riempirà di merendine il distributore automatico.
Detto ciò vediamo la scuola che vorrei, le mie conclusioni sono frutto di anni di osservazioni più che di letture pedagogiche. Per prima cosa l'edilizia: la scuola è struttura per inquadrare tutti in aule dietro ai banchi: sbagliato ci vogliono ambienti dove ci si possa muovere liberamente, con bei colori e bei suoni dove l'alunno e il docente possano trovare il loro posto dove sentirsi a proprio agio, qua si dovrebbero organizzare dei corsi alcuni di tipo generale in cui insegnare le cose basilari, obbligatori perché un po' di disciplina va insegnata, in cui gli alunni vengono messi tutti insieme ma questo solo per un paio di giorni alla settimana, per gli altri tre giorni (perché nella scuola che vorrei si va solo cinque giorni mattina e pomeriggio) si lascia libertà a docenti e alunni di organizzarsi come meglio credono mettendo a loro disposizione strumenti di vario genere: strumenti musicali, tele e pitture, laboratori scientifici, biblioteche, computer, scacchi e quant'altro in modo che la curiosità intellettuale prenda il sopravvento. E poi i voti: per come la vedo io ci vogliono in quanto lo studente deve rendersi conto di cosa sa fare ma non andrebbero mai divulgati e non dovrebbero aver peso sulle promozioni e sulle bocciature.
So già che molti, ammesso che siano arrivati al leggere fin qui diranno: si così si passa tutto il tempo a cazzeggiare! e allora che cosa cambia visto che ad ogni modo la scuola non funziona? Una scuola rilassante avrebbe molto ricadute positive ridurrebbe senza dubbio le incazzature e dunque l'alcolismo, l'uso di droghe tra i ragazzi (che è la stessa cosa), i suicidi, la depressione, gli psicofarmaci e l'infelicità umana. E poi io sono certo che andando a regime un sistema scolastico che mette al centro la voglia di conoscere e di fare degli alunni dopo qualche tempo di assestamento produrrebbe gente molto più istruita e che non si schifa a parlare di Dante e della Divina Commedia.
Tutto ciò è utopico? Forse ma ad ogni modo la scuola e la società stanno degenerando fra alcolismo grandi fratelli e gente sempre incazzata che non fa altro che lamentarsi e non ha più il coraggio di fare figli, per cui io aspetto che la società degeneri del tutto perché a quel punto si potrà lavorare a sistemare le cose senza trovare troppe resistenze; e nel frattempo vado a scuola e faccio le mie piccole battaglie anche perché sebbene non si possa cambiare tutto il mondo ognuno di noi può cambiare una piccola fetta di mondo e ciò è molto appagante andando nella direzione che ho esposto.
Grazie a tutti coloro che hanno letto fin qui: il tema è finito, se lo legge qualche prof potrebbe mettermi il voto tra i commenti?

mercoledì 21 dicembre 2011

Tanti auguri per il solstizio d'inverno

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Oggi alle ore 5.30 c'è stato il solstizio d'inverno. E' un stato momento fondamentale perché è il momento astronomico esatto in cui finisce un ciclo e ne inizia un altro. 
Dal 21 giugno scorso sta avvenendo un dramma: il sole percorre un sentiero sempre più basso e più corto nel cielo; la luce che illumina il nostro mondo la si vede per un tempo sempre più corto ed è sempre più fioca, sempre più pallida; le tenebre della notte pian piano invadono le nostre giornate e la poca luce che arriva è sempre meno in grado di riscaldare la terra e l'aria. Per tale ragione la situazione di questo momento (al 22 dicembre) è drammatica: le nostre giornate sono troppo corte, il buio arriva presto la sera mentre il gelo ha invaso il nostro mondo: l'erba è diventata gialla nei prati e sta morendo lentamente, le piante hanno perso le foglie e sono solo scheletri puntati verso il cielo, gli animali si rintanano sotto terra e patiscono per il freddo e la fame.
E' chiaro che non può continuare a lungo così, la vita non può sopravvivere a lungo in tale stato: andando avanti così tutta la vita morirà e il mondo diventerà un deserto gelido e morto.
Ma non c'è da avere paura: la nostra specie vive da molto tempo e tutto questo lo si è già visto molte volte; in precedenza tale processo di morte si è sempre arrestato, il sole ha smesso di scendere nel cielo e ha ricominciato ad alzarsi, la luce è tornata a illuminare più a lungo, con più intensità; con essa è tornato il caldo, le piante sono ridiventate verdi, gli animali sono usciti dai loro rifugi e la vita è tornata rigogliosa.
Abbiamo già visto molti cicli: sono molto regolari e ciò ci permette di calcolare l'istante stesso in cui finisce un ciclo e un altro riprende: si può stare relativamente tranquilli sul destino del nostro mondo, e di noi stessi: la luce vincerà le tenebre e con essa tornerà la vita: tutto ciò è già successo molte volte: si ripeterà come sempre.
Da prima di dove arriva la nostra memoria tale giorno lo si festeggia e da questa antichissima festa sono nate quattro feste che si svolgono alcune prima e altre dopo (col passare del tempo problemi nel conteggio hanno spostato di alcuni giorni la data) il solstizio; ma al centro di queste feste ci sta la luce e il suo ciclo: così il 12 e 13 dicembre si festeggia Santa Lucia (nella notte più corta che ci sia) notare il nome Lucia: luce; poi c'è il natale cristiano il 25 dicembre: nasce un bambino che porta la luce nel mondo, si addobbano gli alberi con delle luci; poi viene capodanno in cui finisce un anno e ne comincia un altro: si buttano le cose vecchie, si illumina la notte coi fuochi d'artificio; e infine la befana in cui si fa un falò, ancora luce, e si brucia la vecchia: fine di un ciclo; oppure per i cristiani arrivano dei Magi guidati da una stella: ancora luce. E in tre di queste feste arriva qualcuno: Santa Lucia, San Nicola ovvero Babbo Natale, Gesù bambino, la Befana, i Re Magi a portare doni a dei bambini.

Per cui qualunque è il modo in cui festeggiate:

BUONE FESTE A TUTTI: CHE LA LUCE SCONFIGGA ANCORA UNA VOLTA LE TENEBRE

domenica 18 dicembre 2011

Io sono un apostata.

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Un paio di anni fa, dopo averci pensato su per un bel po', ho deciso di fare l'atto di apostasia; ho scritto la seguente lettera e, circa sei mesi dopo, mi sono recato dall'arciprete del mio paese Talamona; avrei potuto fare come tanti e inviare una lettera al vescovo ma per la mia uscita dal cattolicesimo volevo qualcosa di più personale, ecco la lettera:


ATTO D'APOSTASIA


Domanda di sbattezzo


Io sottoscritto Cesare Vola, nato a Morbegno (SO) il 06/06/1972, residente a Talamona (SO) essendo stato battezzato nella parrocchia di Talamona in data di poco successiva alla mia nascita, le sarei grato di voler apporre sul registro dei battesimi, vicino al mio nome, la seguente annotazione:

“non desidera più appartenere alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana con effetto immediato a partire dal 6/8/2009” 

Sono giunto a una tale decisione a seguito di anni di studi, riflessioni e di esperienze spirituali che mi hanno portato a concludere che:

  • Il popolo ebraico non ha avuto da Dio alcun trattamento particolare essendo egli il dio di tutti gli uomini e non solo di un popolo particolare.
  • Il popolo ebraico non ha mai avuto alcuna conoscenza spirituale superiore a quella degli altri popoli che hanno vissuto o vivono attualmente sulla terra.
  • Le vicende relative alla vita di Gesù figlio di Giuseppe sono un mito e non raccontano fatti storici ma al più sono storie romanzate di fatti accaduti o attribuiti a Gesù figlio di Giuseppe.
  • La chiesa cattolica romana è il prodotto di costruzioni intellettive umane e non porta alcun messaggio più vero di quello di qualsiasi altra religione.
  • Non c'è alcuna ragione di essere salvati non esistendo alcun peccato originale.



La verità spirituale è un puzzle complicato che per essere compreso va cercato:

  • in tutti i prodotti delle riflessioni umane, senza privilegiarne alcuna,
  • nell'ascolto delle verità che ogni uomo porta con sé,
  • nella verità presente nel proprio spirito,
  • nella contemplazione del cosmo: gli animali, i vegetali, i funghi, l'aria, la terra, l'acqua, le stelle, i cristalli, la materia... e le leggi fisiche che governano il cosmo materiale,
  • nelle regole e nelle strutture della matematica, 
  • nell'ascolto dei messaggi che il cosmo ci invia. 




Risulta chiaro che per dette ragioni non vi è più alcuna ragione perché io appartenga alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana e di conseguenza vi chiedo di effettuare l'annotazione sopraccitata nella lista dei battezzati tenuta nella vostra chiesa / diocesi e di inviarmi un attestato di questa variazione tramite lettera debitamente sottoscritta. 

Si allega fotocopia del documento d'identità.

Nell'attesa di una vostra conferma scritta, vi invio i miei più distinti saluti.

Redatto a Talamona il 6/8/2009.                In fede Cesare Vola





Quel'incontro chiaramente fu piuttosto emozionante, l'arciprete quel giorno dopo aver letto la lettera mi chiese se ne volevo parlare e io ovviamente risposi di si per cui avendo degli impegni mi diede un appuntamento per alcuni giorni dopo: mi chiese se volevo riprendermi la lettera e riportagliela ma io gliela lasciai: la riprese con un certo malcelato ribrezzo.
Dopo alcuni giorni tornai e esposi le mie idee che sono essenzialmente quelle espresse nella lettera, ne seguii una discussione molto civile, di circa un ora io proponevo le mie tesi e lui le trattava con sufficienza. Ad ogni modo finita la discussione mi chiese se doveva inoltrare la lettera che stava sulla sua scrivania al vescovo e io dissi di si: ci rimase un po' male, mi dispiace ma era necessario per la sua crescita spirituale.
Quando uscii e mi trovai in strada mi vennero addosso delle emozioni strane e mi resi conto della ragione per cui avevo aspettato anni a farlo e della ragione per cui molte persone non cristiane trovano tutte le scuse per non fare atto di apostasia: sentii una strana pressione nel petto che poi si sciolse e mi guardai in giro in preda a una strana ubriacatura: era avvenuta in me una emancipazione ma ora mi sentivo solo e sperduto nel mondo...
Ad ogni modo tale emozione poi è passata e ora quel senso di solitudine si è mutato in un bel senso di pienezza, di appartenenza alla grande comunità umana: la setta cattolica mi dava solo un falso senso di appartenenza che poi generava una profonda solitudine: l'emancipazione mi ha dato un vero senso di appartenenza ad una comunità più grande: l'umanità.

mercoledì 14 dicembre 2011

Ecco il bosone di Higgs, per chi vuol credere.

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Dalle notizie che giungono dal CERN di Ginevra riportate dal "Corriere della sera" qui pare proprio che il bosone di Higgs esista, e la cosa non mi sorprende affatto.
Ma andiamo per gradi: che cos'è il bosone di Higgs? E che cosa si sta facendo al CERN.
Al super acceleratore di Ginevra succede questo: si prende dell'idrogeno e lo si scalda in modo che la temperatura rompa i legami tra elettroni e protoni, dopo di che attraverso dei campi elettrici prodotti con delle griglie si accelerano i protoni (il protone carico passando attraverso due griglie caricate in modo opposto riceve una spinta, dopo di che lo si fa girare in più percorsi ad anello in modo da continuare a dargli calci e a farli sempre più accelerar) quando si raggiunge la velocità deisiderata li si fa scontrare uno contro all'altro: a questo punto i protoni che si scontrano danno luogo alla produzione di un gran numero di particelle (ovvero oggetti più piccoli di un atomo) e di eventi  e attraverso i rilevatori si raccolgono tutti i dati cercando di eliminare tutti i vari disturbi che si presentano. A questo punto in questo marasma a particolari energie, ovvero velocità, si dovrebbero produrre degli eventi particolari riconducibili alla presenza dell'Higgs che non è una particella vera e propria, ma una particella che rende più probabili una deviazione in una particolare direzione.
Tutto chiaro no?E' una cosa complicatissima, e queste macchine producono una quantità enorme di eventi (dunque di gigabyte di dati al secondo) i quali vengono analizzati per mesi da molti computer messi in rete in modo da eliminare tutti gli errori e da far emergere l'evento che interessa tra un gran numero d'altri.
Ma questo è solo l'aspetto sperimentale, l'aspetto teorico è anche questo molto complesso: infatti la teoria che descrive questi fenomeni, e che prevede l'esistenza del bosone di Higgs, in realtà è non solo complicatissima ma non permette di fare calcoli esatti: per cui per calcolare si usano delle complicatissime formule empiriche a cui si sommano piccole correzioni teoriche. Ovviamente per fare questi calcoli ci vogliono molti computer messi in parallelo.
Per cui essendo una faccenda così complessa ci lavorano in molti "specialisti" ognuno dei quali fa solo la sua piccola parte di teoria, sperimento o calcolo numerico: poi si impacchetta tutto e se la teoria e l'esperimento producono particolari risultati ad una determinata energia ecco che esiste il bosone di Higgs. Nel frattempo si sono pubblicati migliaia di articoli teorici, sperimentali o di calcolo e migliaia di fisici hanno impostato la loro carriera proprio su questo campo e sperano che i risultai tornino anche perché devono rendere conto di tutti i soldi spesi per fare l'esperimento: decine di migliaia di euro.
E' chiaro che si può essere perplessi su tutto ciò, sopratutto se si pensa che anche se il bosone esistesse la fisica della particelle elementari resterebbe piena di problemi e di cose incomprese, che non ci sarebbero risvolti tecnologici e non si può neanche affermare di conoscere ciò che è successo al Big Bang in quanto le energie in gioco sono infinitesime rispetto a quelle che ci sarebbero state nei primi istanti dell'universo.
Infine c'è un altra faccenda: la ripetibilità dell'esperimento. Infatti i sostenitori della scienza affermano che si può accettare una verità scientifica solo nel caso in cui una tale scoperta viene confermata da laboratori indipendenti: ciò serve a evitare che uno o un gruppo di scienziati possa affermare quello che gli pare. Purtroppo l'acceleratore del CERN è l'unico in grado di effettuare un tale esperimento per cui qualsiasi risultato produca non verrà mai (nei prossimi decenni) confermato o smentito da un laboratorio indipendente. Per tale ragione al CERN si sono messi due rilevatori indipendenti in modo che uno possa smentire quello che dice un altro e se affermano la stessa cosa allora si ha la conferma; per quel che mi riguarda ciò non mi basta di certo in quanto non credo possibile che due gruppi di scienziati che stanno nella stessa città e che si trovano negli stessi laboratori e negli stessi pub e soprattutto che fanno parte della medesima comunità che ha interesse ha produrre un risultato positivo dopo anni di fallimenti (il fatto che si possano parlare e far tornare i risultati è una concreta possibilità in quanto cose del genere in passato sono già successe e documentate).
Per cui non mi stupisce che si stia scoprendo che il bosone di Higgs esiste; tutto sommato l'umanità ha bisogno di storie e ha bisogno di credere di vivere in un mondo conosciuto, ciò è tranquillizzante in quanto non c'è nulla di più difficile da digerire dell'ignoto. E così ci si vuole raccontare che esiste una scienza capace di andare a fare luce su tutte le problematiche per cui si è tutti li ad aspettare e a sperare di scoprire l'esistenza di questa famosa "particella di dio" e si finirà con lo scoprirla. Ma, a parer mio, la scienza è un altra cosa, questo assomiglia di più a una nuova religione.

lunedì 5 dicembre 2011

Bye bye Bill Gates passo a Ubuntu.

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Ebbene si, alla fine mi sono deciso; dopo anni passati a installare sistemi operativi Open Source forse questa è la volta buona che abbandono definitivamente il buon vecchio Bill per il mondo Linux.
Ora ricordo la prima volta che un mio amico mi mise su il Linux sul mio computer, era una release (ovvero una delle tante versioni) Red Hat 6 punto qualcosa, ricordo che partì e funzionò e mi parve già un gran successo ma purtroppo non riuscii a farci gran che: le periferiche non si installavano. Poi ogni tanto mettevo una nuova realese: (Suse, Mandrake...) ci studiavo per alcuni giorni, facevo funzionare qualcosa, impazzivo a cercare i driver, ma poi mi arrendevo. Ad ogni modo la Mandrake l'ho usata per qualche anno, assieme a Windows, ma il software era limitato, e la adoperavo soprattutto per andare su internet, per evitare i problemi di virus e animaletti vari, ma per i giochi, e il software mi appoggiavo al windows.
Veniamo a oggi, da anni mi parlano bene di Ubuntu e volevo metterlo ma sul mio vecchio fisso per qualche ragione non funzionava (lo installavo ma il computer si impiantava dopo secondi) probabilmente un programmatore esperto avrebbe risolto il problema ma io solo uno smanettone (è stato sempre questo il problema con Linux avere dei problemi che richiedono studio per risolverli); alla fine ho deciso di comprare questo portatile un TravelMate Acer attratto dal fatto che lo vendevano senza Windows (per cui costa solo 350 € non dovendo sborsare l'obolo di 100 € a Bill) e con una versione di Linux, il Linpus nativo.
Fatto l'acquisto e il computer è arrivato, Linpus si è rivelato una delusione, è un sistema operativo con pochissime funzionalità; ad ogni modo ho messo Ubuntu, è stato facile: nessun problema ( a parte che la chiavetta internet Alcatel che non funziona e ho dovuto cambiarla) e funziona tutto benissimo. Ora tramite Ubuntu il mondo Linux è diventato molto più funzionale e facile da usare anche per uno smanettone come me. Ho provato anche a mettere il Wine, un programma che permette di far funzionare i programmi per windows, vedremo che riuscirò a incavarne.
Per cui ora scrivo sul blog dal mio portatile con Linux Ubuntu e dico by by al vecchio Bill.

venerdì 4 novembre 2011

Un popolo efficace.

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Mentre la crisi avanza, gli interessi sul debito pubblico vanno alle stelle, e il governo mostra la sua totale inettitudine, noi italiani non facciamo altro che incazzarci contro la "casta" di ladri e corrotti che ci ha portato a questa situazione. Ovviamente la colpa di tutto è di "loro" queste persone non meglio identificate che rovinano tutta la nostra società e la nostra vita, ma nel contempo nessuno si chiede come è stato possibile che abbiamo finito col mettere al governo una cricca di puttanieri, puttane e delinquenti finanziari.
Per come la vedo io la colpa non è di "loro", ma la colpa è "nostra"; perché siamo noi il popolo che li abbiamo votati, siamo noi il popolo che gli abbiamo permesso di fare delle fortune in modo disonesto e illecito, siamo noi che abbiamo ascoltato le loro menzogne e le abbiamo accolte, siamo noi che ammiriamo le loro Ferrari e le loro ville, siamo noi che gli abbiamo permesso di impossessarsi dei mezzi di informazione; infine siamo noi che quando siamo contro a tutto questo siamo contro e basta: ci limitiamo a criticare e a sfogarci e tutto finisce lì.
Ma perché da noi non esistono persone oneste che decidono di dedicarsi al bene pubblico? Perché non ci sono persone onesto che si danno ad una attività nobile come la politica per migliorare il benessere del gente? E se ci sono persone del genere perché la gente non le vota?
La realtà è che la malattia di cui soffre la politica è una malattia nostra interiore, siamo noi che non siamo capaci di vivere felici, di condividere il pianeta con i nostri simili; siamo noi che litighiamo col vicino e non troviamo un accordo, che ci arrabbiamo coi carabinieri se ci multano perché guidiamo come dei pazzi, siamo noi che siamo in lite con i nostri famigliari e con noi stessi e la situazione politica non fa altro che riflettere tale situazione: non per niente il parlamento assomiglia sempre più a uno stadio.
Per cui la speranza non è che tutti "se ne vadano a casa" anche perché poi che succederebbe? Arriverebbe altri approfittatori a riempire il vuoto come all'epoca di tangentopoli. La speranza è che noi diventiamo un popolo efficace che opera della scelte, che si informa, che accetta la realtà per quella che è, che si impegna e che lavora positivamente per accrescere il benessere di tutti, che ammette la propria responsabilità quando le cose vanno male e impara dai propri errori per migliorare; quando avverrà ciò allora anche la politica migliorerà e finalmente manderemo al G20 dei politici di cui andare fieri.

martedì 18 ottobre 2011

Danza acquatica.

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La danza acquatica


Nuoto immerso nello scorrere del tempo,
la corrente mi trasporta e mi culla
la felicità del cosmo vivente mi avvolge, e io
partecipo alla grande festa danzante
dell'intelligenza viva nel cosmo.

Non combatto: mica sono un pazzo!
e poi perché mai dovrei farlo?
assecondo tutto ciò che fluisce
qui nuoto ora a destra ora a sinistra,
come un delfino bambino che gioca,
e faccio tutto ciò che voglio,
ma poi mi abbandono allo scorrere.

Il flusso è mio amico,
mi culla e mi abbraccia,
mi tocca, mi scalda e mi rende felice.
Mi porterà alla mia meta:
proprio là dove voglio arrivare.

domenica 9 ottobre 2011

Riprendiamoci la svastica!

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La svastica è un simbolo antichissimo che si ritrova in Europa e in India da migliaia di anni, lo si trova sui vasi greci, negli elmi addirittura sui graffiti come nell'immagine sotto. In India la si trova in una grande moltitudine di templi e lo si trova anche sul petto di statue di budda.
 Svastica con incisione Etrusca , Cavone (Grosseto) , Cava di tufo.
La svastica nella culture antiche rappresentava dei messaggi augurali di buona fortuna o era il simbolo del sole e ancora oggi è un simbolo sacro nella religione induista. Purtroppo per la svastica nel secolo scorso un manipolo di delinquenti pensò bene di usarla come simbolo del suo partito e cosi finì addirittura sulle bandiere della Germania nazista, ora anche se questi stronzi se ne sono appropriati io non vedo proprio perché noi gli dovremmo lasciare questo simbolo augurale che appartiene a tutta l'umanità e che da sempre ha e ha avuto (tranne che per poco più di un decennio) dei significati positivi. Per cui io dico:

 RIPRENDIAMOCI LA SVASTICA 

perché cari nazisti di oggi o di ieri è nostra e voi non potere appropriarvene come vi pare!

Budda con svastica

domenica 2 ottobre 2011

Alimentazione senza crudeltà

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Più che una poesia è una lista di motivi per cui ho scelto di alimentarmi in modo vegan (ovvero solo con cibi vegetali):

Anche oggi non mi nutrirò di cadaveri,
anche oggi non affamerò il mondo,
anche oggi non distruggerò foreste,
anche oggi non donerò sofferenza,
anche oggi non appesterò l'aria,
anche oggi non intossicherò il mio corpo,
anche oggi mi nutrirò con ciò che mi necessita
 senza gravare troppo sugli altri esseri viventi.

E' chiaro che ciò mi rende felice.




martedì 27 settembre 2011

Storiella per "C'è una valle"

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Terminata la manifestazione "C'è una valle" di cui parlerò in un prossimo post ecco qui una storiella simbolica che ne racconta la genesi:


La valle incantata.

Ai piedi di una Montagna Incantata c'è una valle triste e grigia abitata da esseri che hanno perso la loro gioia interiore. Un giorno il Vecchio Saggio Della Montagna Incantata, colui che gli indiani Vhaal Theli chiamano Ulvardaamhaiisopeeh che tradotto nella nostra lingua significa "Colui che guarda lontano" si svegliò dal suo sonno millenario e uscito dalla sua grotta guardò giù e ciò che vide non gli piacque: vide che i boschi erano stati tagliati per fare posto a grandi scatole di cemento, vide esseri senza volto correre veloci su grandi carri d'acciaio senza che sapessero il senso del loro correre, vide i prati e gli alberi pieni di veleni, e gli animali chiusi in prigioni e incatenati. Il suo cuore divenne triste.
Così scese a valle: gli esseri tristi e grigi lo ignoravano ma qualcuno si accorse di lui: il primo fu il gatto Pinci colui che gli indiani Vhaal Theli chiamano Elsheramailabuhhca che nella nostra lingua vuol dire: "Colui che ama parlare"; il gatto Pinci chiese al Vecchio Saggio Della Montagna:
"Dove vai?",
"Vado a portare luce nella nebbia" rispose questo e il gatto Pinci:
"Allora ti seguirò."
Così si avviarono ed erano in due.
Cammina cammina arrivarono in un bosco, qui Norby lo scoiattolo, colui che gli indiani Vhaal Theli chiamano "Ulcraapaadhura" ovvero "Colui che è sicuro dei suoi pensieri", quando li vide gli chiese:
"Dove state andando?"
"Andiamo a portare la speranza nei cuori" risposero, e Norby:
"Allora vi seguirò." ed erano in tre.
Cammina cammina arrivarono in una grande fabbrica ecologica, a km 0 alimentata a pannelli solari, e incontrarono l'automa PTY BVO, colei che gli indiani Vhaal Theli chiamano "Laastàfhermaggnaselulalighet" che nella nostra lingua significa:"Colei che lavora alacremente" che chiese ai viandanti:
"Dove state andando?"
"Andiamo a portare serenità nelle anime."
"Allora vi seguirò" e si incamminarono ed erano in quattro.
Cammina cammina arrivarono in una radura e qui incontrarono il maiale Big Gin, colui che gli indiani Vhaal Theli chiamano "Lèpusèlaarchchelunc" che tradotto nella nostra lingua significa: "Colui che è leggermente sovrappeso."
"Dove state andando?" chiese Big Gin.
"Andiamo a portare purezza nei respiri."
"Allora vi seguirò" ed erano in cinque.
Cammina cammina arrivarono in una giungla e qui incontrarono il gorilla Doriadan, colui che gli indiani Vhaal Theli chiamano: "Elrithognivulthachelnaashununichorn" che tradotto nella nostra lingua significa: "Colui che è serio".
"Dove andate?"
"Andiamo a portare il sentire negli spiriti"
"Allora vi seguirò" ed erano in sei.
Cammina cammina arrivarono sulla riva del fiume che scorre in mezzo alla valle proprio in vista di un antico ponte e qui sedettero su un prato e parlarono e confabularono per giorni che divennero settimane, per settimane che divennero mesi; ma alla fine quando ebbero finito alzarono gli occhi e videro che che attorno a loro c'era tantissima gente: e chi dipingeva i muri, e chi andava in bicicletta, e chi accarezzava un asino, e chi mangiava cibi senza polveri malefiche, e chi faceva ciò che pulisce, e chi si incontrava e condivideva la sua energia per rendere più bella la valle, e chi aiutava a guarire i corpi, e chi aiutava a guarire gli spiriti.
E la nebbia si diradò, tornò la speranza, tutti divennero sereni respirando aria pura e sentirono di appartenere a un mondo vivo.

giovedì 22 settembre 2011

L'ordine nel cosmo.

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Qualche anno fa quando avevo cominciato ad insegnare entrato nella scuola avevo un atteggiamento spregiudicato; per anni avevo frequentato la scuola da studente e nella mia testa avevo osservato tutte le cose che non andavano e finalmente trovandomi io dall'altra parte avevo la possibilità di sistemare un po' le cose ma il mio comportamento attirò l'attenzione ...
Alla fine di un collegio docenti (ovvero la riunione periodica di tutti gli insegnati di una scuola) il preside prese la parola e cominciò a parlar di certi insegnati e a elencare tutte le loro malefatte: predicava a gran voce, era molto agitato e nell'aula si era fatto un silenzio assoluto; la maggior parte delle malefatte (a suo vedere) di questi insegnati erano mio. Mentre continuava la predica e io me ne stavo li apparentemente imperturbabile, il telefono che tenevo nella tasca della camicia sulla parte sinistra del petto cominciò a vibrare, avevo tolto la suoneria e lasciato la vibrazione, e lo fece più volte.
Finita la riunione io me ne andai molto preoccupato ma anche intenzionato a non mollare: per me quel preside rappresentava i mali della scuola. Ad ogni modo dopo circa un ora guardai il telefono e chiamai la mia amica che mi stava chiamando, era preoccupata per me per quello che mi stava succedendo, più tardi lessi una mail che mi aveva mandato per via del fatto che non rispondevo in cui mi scriveva: ma che ti sta accadendo? Nonostante stesse a una centinaia di chilometri di distanza da me aveva percepito l'avvenimento e mi aveva contattato facendomi capire non ero solo: il suo supporto fu fondamentale: quello fu un momento di passaggio nella mia vita, e che forse non riguarda solo questa vita, in cui ebbi  ebbi una profonda trasformazione e il cosmo, tramite lei mi assistette e mi supportò.

Un altro episodio vi voglio raccontare, io spesso porto un moschettone attaccato ai pantaloni: non mi serve a niente lo metto perché mi piace, ora qualche anno fa lo persi e non riuscivo a trovarlo, dopo qualche mese andai a mangiare una pizza nella mia solita pizzeria e il gestore che mi conosce venne al mio tavole e mi restituì il mio moschettone che avevo lasciato in pizzeria. Dopo pochi giorni iniziai un nuovo lavoro: facevo l'insegnate di sostegno a un disabile, era un sostegno a domicilio, cosa più unica che rara per cui ogni mattina andavo in casa sua. Il ragazzo un cerebroleso tetraplegico si innamorò subito del mio moschettone e cercava in ogni modo di afferrarlo: lui riesce in qualche modo a muovere le mani ma non riesce a coordinare i movimenti: il mio moschettone si trovò così al centro di molte vicende che portarono a una crescita di consapevolezza di tutti i presenti: cioè io, lui e i suoi genitori. Il cosmo mi riportò l'oggetto perché entrava nei suoi, del cosmo, progetti (così la penso io).

Questi e altri avvenimenti mi hanno convinto che esiste un ordine nel cosmo, che quello che avviene non è casuale ma fa parte di uno o più disegni; noi viviamo questa vita attuale per migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda; per costruire una maggiore consapevolezza della realtà; per entrare in contatto con noi stessi, con gli altri esseri viventi, con ciò che è presente nel cosmo; per aprirci all'amore e alla luce; per sanare i nostri mali e arrivare ad una autentica guarigione: Tutti viviamo in relazione con il mondo e esiste quello a cui varie culture danno nomi diversi: uno spirito santo (per noi), una baraka (per i mussulmani), un prana (per gli indiani), un tao (per i cinesi), un reiki (in giappone) o un fluido o energia in un linguaggio new age, che mette un ordine all'interno di un cosmo che appare caotico. Gli antichi si rappresentavano tutto ciò con le Parche che tessono il fato di ogni uomo.

domenica 18 settembre 2011

Math for fun: I numeri e il contare.

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Dopo aver appreso che possediamo il concetto di unità e la capacità di contare fino a quattro possiamo cominciare a costruire la matematica. E così cominceremo a familiarizzare con il concetto di quantità per poi scoprire che non è così immediato e, a mio parere, da molte persone, forse la maggioranza, tale concetto non è posseduto.
Pensiamo per un attimo di tornare indietro di alcune decine di migliaia di anni, viviamo in una tribù di cacciatori raccoglitori, il nostro scopo principale è procurarci il cibo per noi stessi e per la nostra famiglia in modo da riuscire a sopravvivere: per i maschi la principale occupazione è la caccia, le femmine invece sono impegnate nel raccogliere il cibo che trovano e nell'accudire i figli. E la matematica? Eppure è in questo periodo che comincia a svilupparsi e a mio parere per una ragione funzionale: avere successo e sopravvivere.
Come ho detto nel post precedente molte tribù primitive sanno contare solo fino a quattro e a più di quattro ci sono i "molti": siamo nella preistoria competiamo con una tribù nemica e si avvicina la guerra: è il caso di combattere? quali possibilità abbiamo di vincere? Supponendo che i nostri nemici sono valenti guerrieri come noi per stabilire se è il caso di combattere dobbiamo valutare le forze in campo e per capire chi vincerà la guerra: questo punto forse è il caso di cominciare a contare.
Nel film cult del trash: "Attila flagello di dio" con Diego Abatantuono gli "sbarbari" non sanno contare e per far questo usano dei bastoncini che associano al numero delle cose che vogliono contare, forse questo è successo fra i nostri progenitori ed è da li che è partita la matematica; noi proviamo a lavorare a un livello più complesso e per contare cominciamo a lavorare con l'astrazione come fecero i nostri progenitori. Questi in epoca antichissima si inventarono una filastrocca e questa filastrocca la associarono alle dita delle mani (il perché è ovvio: tutti le possediamo e le abbiamo facilmente a disposizione): uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci: la cosa fondamentale di questa filastrocca, che faccio notare non sono altro che dei suoni che emettiamo con la bocca, è l'ordine con cui la si pronuncia: infatti se non avesse un ordine definito: se fosse in un occasione fosse: tre, cinque, sei, otto, ... in quella successiva: nove, uno, sei, ... non sarebbe di alcuna utilità.


Per contare perciò non si fa altro che prendere degli oggetti simili (che sono UN gruppo di oggetti) e ad ognuno di essi associare un numero (ovvero una parolina della filastrocca che in fondo non è altro che un suono) partendo sempre da uno fino ad esaurire gli oggetti simili del determinato gruppo. A questo punto abbiamo il primo significato dei nostri numeri (sempre intesi come paroline, "suoni", della filastrocca): è una sorta di etichetta mentale che noi associamo a ognuno degli oggetti di un gruppo: come quando si gioca a bandiera e si chiama il numero sei a questo punto le persone che hanno quell'etichetta scattano e corrono.
Fatto ciò io penso che già qui sul contare comincino le prime famose lacune della matematica: tale procedimento va infatti interiorizzato fino al punto di eseguirlo correttamente senza alcuna indecisione altrimenti si partirà col piede sbagliato e quel bambino o bambina svilupperà una difficoltà nella matematica cronica, sopratutto deve essere immediata e interiorizzata l'associazione tra suono e oggetto altrimenti la filastrocca è priva di significato. Per cui a mio parere quando si insegna a contare ai bambini si deve fin da subito proporre degli utilizzi come si fa ad esempio nelle scuole Steineriane in cui si insegna a contare camminando e ogni numero è un passo, oppure facendo dei giochi come ad esempio bandiera in modo che il bambino acquisisca in modo naturale (ovvero inconscio) e corretto la capacità di associare l'etichetta mentale astratta all'oggetto contato (sulla capacità di astrazione e contemporaneamente di trovare la relazione tra l'astratto e il reale tornerò spesso perché ritengo che la principale ragione per cui l'insegnamento della matematica è fallimentare sta in questo).
Ora che sappiamo contare possiamo affrontare il concetto di quantità: infatti la quantità è l'ultima parolina della filastrocca che finisce col definire il numero degli oggetti: dunque se io ho sette oggetti (sette mele) l'ultima etichetta che metto: il sette, finisce coll'avere due significati: da un lato rappresenta l'etichetta che ho messo ad un oggetto, e contemporaneamente definirà la quantità del gruppo di oggetti (di mele). Credo che questo doppio significato spesso non venga colto dai bambini e anche qui si crea già una seconda lacuna: è una confusione che resterà dentro nella testa di quell'individuo probabilmente per il resto della vita ponendolo in uno stato di confusione e di frustrazione che lo porterà ad odiare la matematica e a non coglierne la bellezza e la potenza.

Sette è associato a una mela specifica ma anche a tutte messe assieme.

Ora dopo tutto questo il mio invito è a mettere in pratica la matematica nella vita quotidiana ovvero a osservare gruppi di oggetti, contarli, e associare ad essi mentalmente la quantità; so benissimo che questo lo sanno fare tutti i miei lettori ma ad ogni modo credo che vada ripetuto in modo da interiorizzarlo perché siamo capaci tutti di spingere con le dita un tasto di un pianoforte e ottenere un suono ma per saper suonare quella è un altra cosa, per sapere fare quello si deve acquisire la sensibilità nelle dita provando e riprovando, un concetto analogo credo che valga per la matematica.
Detto questo torniamo ai nostri progenitori e alla loro battaglia per la sopravvivenza: ipotizziamo che noi abbiamo acquisito il contare e la prima matematica e i nostri nemici no: noi possiamo associare al nostro gruppo un numero: ad esempio un bel DIECI, i nostri nemici però non sanno contare ma noi a loro associamo un misero OTTO: noi sappiamo che dieci è di più di otto, viene DOPO nella filastrocca, per cui capiamo di essere in maggior numero e che siamo favoriti nella battaglia, i nostri nemici sanno solo di essere molti contro i molti di noi e accettano la battaglia invece di ritirarsi e cercare rinforzi: non hanno la matematica: haimè errore fatale! Si consuma la loro sconfitta e la scomparsa loro e della loro discendenza: la conquista della matematica ha permesso di sopravvivere per cui la tribù con la matematica è sopravvissuta e l'altra è scomparsa!

mercoledì 14 settembre 2011

Lo spazio

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Anni fa quando abitavo a Milano un mio coinquilino, che abitava nella stanza più piccola dell'appartamento aveva l'abitudine di portarci dentro un mucchio di cose che raccoglieva qua e la, un giorni arrivò addirittura con un semaforo vero; lui mi ispirò questo racconto:


Lo spazio

Spesso ciò che sembra facile e banale, ciò che per tutta la vita ci è sempre stato così familiare da non attirare minimamente la nostra attenzione, se per un attimo ci si ferma a rifletterci sopra, si scopre essere pieno di inaspettati risvolti: è in realtà un misterioso mondo da esplorare. E ci si espone ad un grave pericolo: che tale mondo si dilati così tanto da invadere tutti i nostri pensieri, tutta la nostra vita, fino al punto che questo finisce per ingoiarci completamente.
Per me quel qualcosa è lo spazio. Da anni lo studio, scopro che è associato al tempo, persino che è curvo, e comprendo pure ciò che questo vuol dire, il fatto che è curvo intendo, e di esso scopro sempre più cose che non fanno altro che porgere nuove domande. Il concetto di spazio si dilata così, come lo spazio primordiale fece al tempo del Big Bang, fino a che ora mi sento completamente avvolto da esso: la mia mente non è attratta da altro e ora; forse è troppo tardi per me, mi accorgo del fatto di essermi perso in un labirinto, che, ahimè, temo sia  infinito.
Ma per fortuna in tale labirinto non sono solo. L’altro che qui vive con me è giunto per vie molto diverse da quella che ho io percorso, e ciò era inevitabile viste le enormi differenze che ci sono tra noi: tanto io sono speculativo ed astratto, tanto lui è razionale e concreto, tanto io vago alto nel cielo, tanto lui è ancorato alla terra. Eppure entrambi siamo arrivati qui: nel medesimo punto dello spazio e del tempo.
L’altro vive in un angusto pertugio, questo fatto non attira la mia attenzione, ciò che invece è interessante, ciò che è strano, è il fatto che continui a portarvi dentro oggetti. Così io passo intere giornate ad osservare il suo andirivieni: entra nel suo piccolo mondo con molte cose e ne esce vuoto. Ho stimato che in circa due settimane ciò che dentro vi porta occupa esattamente lo stesso volume che ha a disposizione, ciò nonostante sono secoli che là dentro ci porta di tutto. E fuori non porta mai nulla! Non oso interrogarlo su ciò che fa, come potrei invadere la sua privacy?, ma il dilemma intellettuale resta e la mia mente speculativa non può fare altro interrogarsi.
“Buon giorno.” Lo saluto al mattino.
“Buon giorno,” Mi risponde.
Se non fosse così indaffarato nel portare oggetti là dentro nel suo pertugio potrei forse attaccare bottone, offrirgli un caffè, portare abilmente la conversazione sull’argomento che mi interessa. Sono solo dei sogni, lui vive di corsa mentre io meditabondo cammino.
Due settimane fa è stata l’ultima volta che l’ho visto, mentre entrava nel suo mondo con una scrivania; ma poi, da allora, non è più uscito; lo so in quanto sto accampato qua fuori: dirimpetto il suo uscio: a tanto mi spinge la mia curiosità.
Ora non posso più restarmene coi miei dubbi, attendere che qualcosa succeda, solo io so della sua esistenza, qua noi siamo soli, devo pur entrare per prestargli soccorso. So che questa è una scusa, è la mia curiosità che mi spinge; ma è pur sempre una buona scusa!
E così mi avvicino alla porta del suo pertugio, e col cuore in gola la apro…
Dopo un attimo di smarrimento mi riprendo e inizio a guardare dentro. Ovunque cadono i miei occhi vedo un oggetto diverso, se lì volgo in un'altra direzione su tale oggetto non li riporto più. E’ tutto davanti a me, a uno o due metri dal mio naso, ma sono tante e tali le cose lì dentro che spostando di un secondo di grado il mio sguardo ciò che vedo non ha più nulla a che fare con ciò che vedevo prima: non esistono punti di riferimento!
Da circa una settimana lo sto cercando, spero che i miei occhi, che punto, ipnotizzati da tante cose, in ogni direzione, cadano su di lui; ma tutto è inutile; sento il suo respiro che per la paura si fa affannoso, sento dentro di me il gelido terrore che lo avvolge. Forse un crollo o forse un minimo movimento ha fatto si che gli oggetti abbaiano cambiato posto in massa, forse per un effetto domino, e ciò che sembrava familiare e solido si è scoperto essere retto da un fragile equilibrio: lui si è perso nel suo mondo, sarà a un metro da me ma è impossibile che io riesca a trovarlo.
… come un impulso a fare un passo per andare a salvarlo … in un istante sono consapevole che sarebbe la fine: anche io mi perderei! Sono sull’orlo di un baratro: un senso di vertigine mi assale, le gambe si fanno molli, e un senso di paura mi fa scappare via. E corro, senza guardare dove vado, vado veloce e potrei perdermi, anzi mi sono di sicuro perso: sono in un labirinto, ma che importa?, la mia paura è troppo grande. Quando riapro gli occhi, d’impulso, mi ritrovo in una via affollata nei pressi di casa mia: sono sfuggito dal labirinto di idee dove ero prigioniero; o forse, chissà, è questo che si è disciolto: sono libero!
Sono passati gli anni, ma a volte mi sorprendo a pensare ancora a lui: avrà trovato la via per sfuggire o ancora sarà prigioniero di quello spazio che ha troppo riempito?

domenica 11 settembre 2011

Io ho un sogno.

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Io ho un sogno.

Io sogno che gli uomini e le donne si ritrovino tutti assieme nei templi indipendentemente dal loro pensiero e credo: indipendentemente dal fatto che pensino o non pensino, che credano o non credano, che Gesù figlio di Giuseppe sia il salvatore dell'umanità; che Maometto abbia ricevuto da Allah un libro sacro; che viviamo molte vite cicliche; che il motore del mondo è l'equilibrio del Tao.

Io ho un sogno, che le persone si ritrovino in un tempio indipendentemente dal loro pensiero e credo sul fatto che Dio esista o non esista, che esista o non esista un anima immortale, che la natura è permeata o non permeata da un o spirito santo o prana o reiki o baraka.

Io sogno che tutti quanti nel tempio si dispongano in cerchio e chi ha qualcosa da dire parli, che chi vuole cantare canti, che chi vuole danzare danzare danzi, che chi vuol dipingere dipinga; che ci si interroghi sul mondo in cui viviamo su questo pianeta che abbiamo sotto i nostri piedi, sul nostro passaggio in questa vita attuale, sugli insegnamenti che ci hanno lasciato chi ci ha preceduto, sul senso del nostro essere qui ora in questo mondo, su quale è il futuro che ci attende.

Io sogno che nel tempio le persone imparino a conoscere e ad ascoltare se stessi, che imparino a conoscere e ascoltare le altre persone che abitano il mondo, che imparino a conoscere e ascoltare la natura e le forme di vita che abitano questo pianeta; che divengano consapevoli del loro essere e del essere del cosmo in cui viviamo.

Io sogno che tutti nel tempio trovino il loro spazio e il loro tempo per esprimersi, che tutti imparino ad esperimersi, che tutti possano condividere ciò che di buono hanno da dare in modo che chi vuol ricevere possa ricevere e che chi vuol dare possa dare.

E' o non è un bel sogno?

venerdì 9 settembre 2011

Vacanze a Borghetto

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Sono ormai quattro anni che le mie vacanze le faccio nella colonia marina dell'UNITALSI di Borghetto (paese attaccato a Loano) per disabili. Stare lì è come trovarsi su un altro pianeta, e si perde il contatto con il mondo così come di solito ce lo si aspetta.
Nella colonia ci sono tre categorie di persone: gli "ospiti" ovvero persone con disabilità varie, gli "accompagnatori" che si occupano degli ospiti e i "volontari" che lavorano nella colonia per pulire fare da mangiare, tenere la spiaggia ecc.... Tutti pagano il loro soggiorno, circa 500 € per due settimane, compresa la volontaria che ogni mattina fa il giro dei bagni della colonia per svuotare l'apposito bidone dei pannoloni sporchi (lei è la mia eronina!).
Si passano i giorni in compagnia di gente che non riesce a camminare a spingere le carrozzine e viene una gran voglia di camminare e di correre e di essere felici di potere farlo. Oppure di gente che non riesce a parlare e che cerca in ogni modo di comunicare a gesti, a versi a agitazioni e tu impari un po' alla volta il loro linguaggio. C'è gente che cammina e parla come tutti gli altri ma che sta li e ti guarda e non capisce il nostro strano mondo ma fa tutto ciò che riesce per poter inserirsi e far parte del gruppo.
E poi ci siamo noi che siamo gli accompagnatori, noi che spostiamo i corpi che non riescono a muoversi, che li imbocchiamo, che gli puliamo il culo, che gli diamo da bere; che gli compriamo le cartoline e gliele scriviamo su dettatura. Noi che potremmo andare a fare le vacanze a Sharm el Sheik ma che preferiamo andare li. E non lo facciamo perché siamo buoni, o perché vogliamo procurarci un posto in paradiso (quelli che hanno queste intenzioni durano poco), ma perché stare li fa bene al nostro spirito e alla nostra anima, perché stare li ci rende felici. Si si proprio così ci rende felici, felici di renderci utili e felici di imparare da loro, gli "ospiti" tutto quello che ci insegnano: la loro grande voglia di vivere e di togliersi le loro soddisfazioni nonostante possano apparire piccole cose di nessun valore: il modo come lottano per riuscire a comunicare e far capire a noi "quelli sani" quello che ci vogliono dire. E così si entra in contatto con noi stessi, col senso del nostro precario stare al mondo pur immersi in mille difficoltà, col senso profondo della vita.
A Borghetto si crea così una bella e profonda comunità di spiriti felici di stare assieme e di condividere il loro spirito si finisce così coll'immergersi completamente e l'amore che ci circonda ci riempie dentro.

venerdì 26 agosto 2011

Recensione: Cavie umane nel nuovo millennio.

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Si presenta come un libricino esile esile, una quarantina di paginette che si leggono in un oretta, non è certo un romanzo e la prosa lascia un po' a desiderare.
Il libro viene presentato come scritto da un certo Dottor X che resta in incognito e l'editore afferma di aver controllato che è effettivamente chi dice di essere.
Nel libro l'autore illustra il suo lavoro che è quello dello sperimentatore clinico, ovvero di colui che prende i farmaci dalla sperimentazione animale e li somministra a delle cavie umane in primo luogo per scoprirne la tossicità.
E qui si entra nella galleria degli orrori, fra esperimenti su animali in cui la dose viene man mano aumentata per registrare gli "effetti collaterali" fino a trovare la dose che uccide l'animale (quando questo effettivamente muore) sperimentazione inutile perché poi ogni specie, compresa quella umana reagisce in modo diverso; si arriva poi alla sperimentazione sull'uomo in cui impera il bisogno dello "sponsor" (la casa farmaceutica) di mettere la "molecola" sul mercato e fare cassa senza curarsi troppo dei cadaveri e delle malattie che lascia sulla strada sulle povere cavie. Ma poi questo farmaco servirà sul serio? E farà davvero guarire?

A me la "scienza" medica lascia molti dubbi, e da anni. Per molte ragioni, alcune di pelle come il modo ossessivo con cui ripetono l'aggettivo SCIENTIFICO: tutti questi scienziati nei loro laboratori SCIENTIFICI, studiano con le attrezzature SCIENTIFICHE, applicano il metodo SCIENTIFICO per arrivare a prove SCIENTIFICAMENTE valide; anche quando si mostrano propinandoci immagini di questo tipo:

tutti belli sorridenti di salvare le nostre vite dalle orribili malattie.
Parlando un po' più seriamente a me lascia molti dubbi questa presunta SCIENTIFICITA' di una professione come quella medica dove non è possibile essere osservatori neutrali (cosa prescritta dal metodo scientifico); popolata di persone che scelgono quella professione per i benefici sociali e materiali che ne possono ottenere dove girano un sacco di soldi che fanno gola a molti farabutti in camice bianco (vedi caso Santa Rita). Senza contare l'emotività dei pazienti e dei loro familiari che finiscono col scegliersi le persone apparentemente più rassicuranti (ma che a me spesso mi sembrano sorridere sornioni come il gatto e la volpe). Poi quell'impossibilità di parlargli visto che tutte le volte che si prova a fare una domanda si trincerano dietro le famose prove SCIENTIFICHE: ma una prova è una prova ed è buona o non buona!
Poi ci sono tutti quei farmaci che propinano a gente smaniosa di bloccare ogni minimo raffreddore perché ogni minimo dolore va eliminato, le persone che prendono farmaci si vede come spesso si ammalano sempre di più e viene il dubbio se non siano proprio i farmaci che risolvono un problema per crearne uno peggiore: ah già ma ci sono le prove SCIENTIFICHE che affermano che i benefici sono maggiori dei malefici dovuti agli "effetti collaterali"; ma con tutti i soldi che corrono siamo poi sicuri che sia così? Ogni anno l'Italia spende più di cento miliardi in sanità una torta che fa gola a molti e ai medici di solito piace spendere.
E poi c'è la denigrazione sistematica, perché non SCIENTIFICHE, di tutte quelle pratiche terapeutiche che loro chiamano alternative, per specificare che sono loro la norma; io ho provato la bioenergetica e reiki e ho visto che funzionano molto bene ma loro con tutto il loro armamentario SCIENTIFICO sembrano non rendersene conto (o non vogliono rendersene conto).
Io cominciai a dubitare dei farmaci da ragazzo: ero in una colonia montana e quando ci si spostava in pullman c'era un accompagnatore che mi dava delle gocce per evitare il mal d'auto. Funzionavano benissimo, non sentivo più nulla, ad ogni viaggio me le dava e aumentava la dose fino a che in un viaggio breve io gli chiese le "benedette" gocce ma lui mi rispose che non ne aveva. Fu un viaggio breve ma io non mi sono mai sentito così male su un pullman come quella volta: in un quarto dora si concentrò tutta la nausea dei viaggi precedenti: una tortura terribile: scelsi mai più gocce e ora non ho quasi più problemi.
Per cui questo grazioso libretto non fa altro che confermare molte mie idee ma dà anche nuovi interessanti particolari.

Cavie del terzo millennio.
Dottor X
Anno 2010
Medea Edizioni
Prezzo 7 €

giovedì 25 agosto 2011

Math for fun: l'unità.

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La prima lezione della mia "Math for fun" non può che riguardare l'unità. E già qui cominciano i guai, anzi forse questo è il guaio più grosso. Che cos'è l'unità? E' possibile darne UNA definizione?Immagino che i filosofi si siano sbizzarriti su questo argomento.
Ciò che più mi interessa in questa fase è non pensare troppo in modo razionale ma guardare UN po' di più alle nostre emozioni e alle nostre sensazioni: tutte le volte che ci si imbatte in questi temi, almeno per me, rimane nel profondo UNA strana sensazione di non aver capito gran che di quello che si leggeva, ciò genera UNA forte insicurezza e UNA grande confusione: a questo punto si crea già la prima lacuna e il primo odio per la matematica, già si inserisce nella nostra mente UN blocco che poi ci porteremo dietro per sempre. Per me la cosa migliore da fare è non preoccuparsi troppo e andare avanti e se non si capisce tutto che importa? Non crolla mica l'universo. L'importante è capire qualcosa in modo da cominciare ad avere UNA prima tessera del puzzle, quando si avranno più tessere le metteremo assieme e comincerà ad apparire UN disegno ma non capiremo mai tutto.

Cosa sappiamo sull'unità?

Intanto vorrei far notare come noi usiamo continuamente questo concetto nel nostro linguaggio (per questo scrivo in grande tutti gli UN, UNA, UNO) il che fa pensare che o appreso o già presente nel nostro cervello il concetto di unità già lo possediamo. Tutto sommato io tendo a pensare che senza questa idea nella nostra testa non potrei argomentare UN bel niente e dunque non riuscirei neanche a parlare di unità.
Ora guardiamo alla realtà: siamo circondati da oggetti: se ci guardiamo attorno possiamo vedere: UNA persona, UN sasso, UNA casa, UNA mano, UN piede; l'idea di UNO come già detto è già presente ed è forse il primo esempio di astrazione in quanto ognuno di questi oggetti ha in comune il fatto di essere UNO; tale idea è innata e non ha bisogno di definizione, ma ha bisogno di consapevolezza: per ottenere questa invito a staccare lo sguardo dal testo, uscire da questo mondo ideale di caratteri e idee e guardare il mondo e vedere tutte le cose che ci circondano notando tutto ciò che è UNO.
Fatto?
Compreso l'UNO si può guardare ai MOLTI: anche qui cerco UNA definizione ma non mi viene niente di buono: potrei dire che i MOLTI sono un gruppo di UNI ma già sto usando in concetto di MOLTI (presente in quella di gruppo) e come prima mi perdo. Facciamo l'esercizio di prima e osserviamo i MOLTI: i fili d'erba nel prato, gli alberi in UN bosco, le auto lungo il viale, le nuvole nel cielo, i palazzi in città. Tutti questi sono esempi di MOLTI ma già qui la faccenda si complica: infatti MOLTI fili d'erba sono UN prato, MOLTI alberi sono UN bosco, MOLTI palazzi sono UNA città.
A questo punto dò UN nuovo concetto quello di DUE che preferisco chiamare COPPIA, il giochetto è quello di prima ci guardiamo attorno e vediamo le coppie presenti nel nostro mondo.

Gli antropologi, studiando delle tribù primitive ne hanno trovate alcune che hanno una matematica elementare: contano così: UNO, COPPIA, COPPIA e UNO, COPPIA e COPPIA, MOLTI. E basta non hanno altri numeri (e tutto sommato questa matematica elementare basta alla loro sopravvivenza), in altri studi si è visto come noi siamo in grado di contare a vista (senza fare uno due tre ....) gli oggetti ma solo fino a quattro, se gli oggetti sono più di quattro si deve fare uno due tre... e ottenerne il numero: ciò fa pensare che noi possediamo questa matematica elementare già presente nel nostro cervello ed è innata mentre il resto è UNA costruzione. Tale matematica innata, che è impossibile da definire, è la base su cui costruire il resto a patto di possederla ben sviluppata (il che non è così scontato).

lunedì 22 agosto 2011

Ricetta: pizzocheri vegan

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Da vegano ma anche indigeno autoctono valtellinese ovviamente ho cercato fin dall'inizio di mangiare ugualmente i pizzocheri senza allagarli di burro e di formaggio. Se il burro viene sostituito ottimamente dall'olio, il formaggio ho da prima cercato di sostituirlo con delle creme grasse di riso per poi capire che la cosa migliore da fare era non sostituirlo affatto.

Ecco la ricetta dei pizzocheri vegan:

Si prende una padella si fa bollire l'acqua e si buttano assieme le patate a pezzettoni, delle coste (o delle verze) e i pizzocheri, si fa bollire per circa 20-trenta minuti. Il soffritto viene fatto con olio (meglio abbondare in modo che i pizzocheri siamo belli unti) salvia e aglio a pezzetti. Si scolano i pizzocheri, si aggiunge il soffritto, si mischia e il piatto è servito.

Questo è un pasto completo in quanto ci sono patate, verdure e i pizzochieri sono composti per il 70% di grano mentre il 30% da grano saraceno che è un semilegume. L'assenza di tutto il burro e formaggio esalta i sapori e i profumi delle verdure e dei condimenti migliorando notevolmente la bontà del piatto.

mercoledì 17 agosto 2011

Altra poesia.

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L'UMANITA'

Eccoli ancora li a lottare
Eccoli ancora li a competere
Tante scimmiette chiassose
Con tante macchine
Con tanti giocattoli

E poi discutono, gridano e non la fanno mai finita
Si credono sapiens sapiens
E non pensano ad altro che ad andare lontano
Su spiagge: in riva al mare: dentro mostruosi resort

Lasciamoli li, noi abbiamo i prati, i silenzi, i boschi, i laghi, il cielo, le stelle
Noi abbiamo la compagnia di coloro che sanno ascoltare




giovedì 11 agosto 2011

Una crisi ridicola

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Siamo tutti presi da questa crisi: le borse crollano e poi si riprendono di colpo, nel frattempo lo spread (non è una parolaccia finlandese) è arrivato a trecento punti dopo essere stato a quattrocento. I nostri poveri politici sono a Roma, non possono godersi le loro amate ferie, a fare manovre mentre sindacati e confindustria vanno ogni giorno tutti assieme in gita a palazzo Chigi e tutto ciò perché manca la crescita del PIL!

Che che cavolo è il PIL?: E' l'insieme di tutto ciò che produciamo: telefonini, autovetture, strade, magliette, dentifrici, creme per il viso, farmaci, operazioni chirurgiche, navi, sigarette, giornali, sedute di psicanalisi, pizze, corsi di yoga, salite su una funivia.....
Insomma il problema è che non produciamo di più rispetto a un anno fa: perché nel capitalismo avanzato si deve sempre crescere altrimenti è la crisi.
Ma come, il problema non era il consumismo? Il problema non era che abbiamo troppo cose per le case e non sappiamo più che farcene? Così mi insegnavano a scuola più di trent'anni fa, di questo si parla quando il PIL cresce ma appena comincia non dico a scendere, ma anche solo a non salire abbastanza sono guai....
Nel 1700 si fece la rivoluzione industriale, allora tutto il mondo era quello che noi oggi chiamiamo terzo mondo, la maggior parte dell'umanità (di noi) sgobbava dalla mattina alla sera per produrre semplicemente da mangiare, non c'erano telefoni, riscaldamento, pensioni o sanità. Poi vennero le macchine, e l'uomo asservito alle macchine e così si iniziò a produrre sempre più cose, sempre migliori e arrivarono treni, stoffe, palazzi, reti informatiche e pance piene e genti obese.
Oggi la nostra capacità di produrre è superiore a quella di un anno fa (ciò a causa del fatto che la tecnologia rende sempre più produttive le singole ore di lavoro degli operai) ma forse il problema della mancata crescita è che non sappiamo più che farcene di tutte le cose che abbiamo per casa, forse è venuto il momento di capire che basta così: non abbiamo bisogno di altre cose, abbiamo bisogno di tempo libero per parlare con i nostri vicini, abbiamo bisogno di occuparci di ciò che da un senso alla vita e che non si compra; ma se mi guardo in giro vedo gente al bar a bere alcol e fumare e giocare ai videopoker... e anche questo fa PIL.


lunedì 8 agosto 2011

Fagiolo

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Alcuni anni fa parlavo con una mia amica e sostenevo che si può fare un complimento ad una persona paragonandola a qualsiasi cosa; lei allora mi lanciò la sfida e mi disse di farle un complimento paragonandola ad un fagiolo: dopo qualche giorno tornai con questa poesia:




Tu sei proprio un fagiolo:


come una fresca brezza quando il caldo d’ agosto ti avvolge,

come una carezza inaspettata quando il mondo è tristezza e nebbia,

come un momento di pace in mezzo ad una tempesta,

come un pensiero illuminante in mezzo al rumore e alla confusione,

come il tempo per pensare a se stessi se tutti corrono per fingere di essere felici,

come la felicità che mi nasce dentro se sto con te,


a fagiolo sempre capiti.



domenica 31 luglio 2011

Math for fun.

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In matematica sono sempre stato bravo: imparavo in fretta senza applicarmi gran che e i compiti in classe erano quasi tutti giusti; contemporaneamente c'era sempre dentro di me una sensazione di non aver capito gran che di quello che mi insegnavano. Poi ho studiato fisica all'università e la mia confusione è ancora aumentata.

Ma la mia mente è una spugna che assorbe tutto e rielabora pian piano; così, un po' alla volta ho cominciato ad avere delle illuminazioni: dei momenti magici in cui tornavo indietro a ciò che mi era stato insegnato anni prima e ne comprendevo il senso e nasceva un ordine dentro la mia mente a cui seguiva una tranquillità ritrovata: quel "finalmente ho capito". Era come se dentro di me fosse restato un grumo di confusione che mi aveva creato frustrazione e ansia e alla fine si riusciva a scioglierlo.

La matematica a scuola è insegnata molto male ciò a causa di molti problemi. Uno di questi è legato alla trasmissione del sapere: per costruire tutta la matematica ci sono voluti millenni, per cui il sapere è stato trasferito molte volte da maestro ad allievo. In tutti questi trasferimenti si sono persi dei pezzi fondamentali per molte ragioni: lasciati sottintesi, ritenuti banali o per un desiderio di purezza che ha portato a nascondere ciò che non piaceva, per cui per me è fondamentale andare alla ricerca dei "pezzi mancanti" se si vuole avere il disegno globale. E questa è solo una delle questioni.

Tutto ciò crea una popolazione che in matematica è essenzialmente analfabeta: una volta una mia amica mi chiamò perché doveva calcolare il prezzo di un prodotto togliendo l'IVA: un calcolo banale basta impostare un'equazione semplicissima ma lei, con una maturità scientifica nel cassetto, non era in grado. Io con una laurea in fisica ci riuscii ma ammetto che non mi venne così facile e spontaneo: il fatto è che sebbene impariamo la matematica non andiamo oltre alla ripetizione di esercizietti come tante scimmiette ammaestrate, senza comprendere ciò che facciamo: per questo anche sapendo calcolare degli integrali siamo essenzialmente degli analfabeti.

Così mi è venuta voglia di insegnare la matematica in un modo migliore perché diventi qualcosa di vivo e perché possa arricchire le persone. Oggi la matematica è una tortura che si "somministra" ai bambini e ai giovani come se fosse una cattiva medicina e gli adulti ricordano con orrore; ciò non è dovuto alla matematica in sé ma al fatto che col tempo si è inacidita ed è diventata tossica: soprattutto nelle aule di scuola. La matematica in sé è bella e divertente e arricchisce le persone.

Per cui progetto di scrivere la mia "Math for fun" ovvero un corso di matematica che tutti possano gustarsi come un divertimento e un piacere perché questo in fondo lei è.

giovedì 28 luglio 2011

Tolomeo.

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A mio modesto parere il più grande di tutti i fisici e probabilmente il più grande scienziato in assoluto è stato l'immenso Tolomeo. E ora voi mi direte "Chi... quell'egocentrico che metteva la Terra e l'uomo al centro dell'universo?" Andiamo per gradi, adesso vi spiego.
Intanto torniamo un po' indietro prima di internet, prima dei computer, prima della corrente elettrica, prima del cannocchiale, prima dei numeri arabi tanto tempo fa c'erano degli  uomini che guardavano il cielo ad occhio nudo e che vedevano? Per prima cosa il Sole che sorge la mattina, percorre tutto il cielo e tramonta la sera, e poi di notte le stelle e a volte la Luna. Tutto qua.
Ma la gente sveglia non vedeva solo questo, intanto vedeva che il sole d'estate era più alto nel cielo, mentre d'inverno scendeva giù verso l'orizzonte che la Luna anche lei viaggiava allo stesso modo e che le stelle girano tutte attorno ad una stella che è sempre ferma: la stella polare e a fare un giro ci impiegano circa un giorno, come il sole ma in realtà non è proprio un giorno, ma mi pare un po' meno (o un po' di più).
La cosa strana era che le stelle giravano tutte assieme come una cosa sola, infatti si poteva distinguere delle forme unendone alcune di esse con linee immaginarie: ed ecco le costellazioni: Orsa Maggiore e Minore, e Orione, Cigno e Cassiopea ecc... e tali forme giravano attorno alla stella Polare ma si mantenevano l'un con l'altra nella stessa posizione.
Ma la Luna no, giorno dopo giorno si spostava di un po' rispetto alle costellazioni; e anche il Sole osservando le posizioni delle stelle al tramonto e all'alba si "muoveva" rispetto ad esse. Poi altre cinque facevano la stessa cosa ed ecco : Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno.
Queste sette stelle "mobili" si muovevano attraverso dodici particolari costellazioni poste a cerchio attorno alla nostra stella Polare (l'unica sempre ferma): le case dello zodiaco: Gemelli, Cancro, Vergine ecc...
E qui viene il bello: come si muovevano le stelle mobili rispetto a quelle fisse? Oggi diremmo a casaccio (o a cazzo di cane) infatti a volte erano più veloci, a volte più lente di solito andavano tutte nello stesso verso ma a volte alcune tornavano indietro! E che fa il nostro genio incommensurabile? Ci pensa su (scherzo per arrivare al sistema Tolemaico c'è voluto un gran lavoro di più generazioni) e poi trova delle semplici regole matematiche basate su dei cerchi che stanno attorno alla terra e dei cerchi che ruotano su un punto del cerchio precedente (orbite e emicicli)!
Per cui meraviglia delle meraviglie: trova delle regole matematiche che gli permettono di calcolare la posizione dei tutti gli altri in qualsiasi tempo! E tutto con dei semplici cerchi! Volete sapere dove era Mercurio ieri sera alle 9 e un quarto? Col sistema Tolemaico lo potete calcolare! Allora non è un genio assoluto? Ha preso un mondo caotico ed è riuscito a metterlo in matematica! Ed è stato il primo! Per cui per me non c'è Galileo, Newton o Einstein che tenga il più grande di tutti è Tolomeo!